È morto il Papa: Roma piange, ma i rifiuti non aspettano. Emergenza nell’emergenza?
La notizia della morte del Papa ha scosso il mondo intero e, come sempre accade in questi casi, Roma si prepara ad accogliere centinaia di migliaia di fedeli provenienti da ogni angolo del pianeta. Un evento che richiama spiritualità, preghiera e commozione collettiva, ma che rischia di trasformarsi anche in una nuova prova di resistenza per una Capitale già logorata da una delle sue piaghe croniche: i rifiuti.
La città eterna, già in difficoltà per la gestione ordinaria della raccolta, si ritrova ora a dover affrontare un’ondata eccezionale di presenze e, inevitabilmente, di immondizia. Un déjà-vu con cassonetti traboccanti e sacchi accumulati agli angoli delle strade. Oggi il rischio è che la situazione degeneri, con un’aggravante, : l’emergenza è già in corso, da mesi.
Roma in ginocchio, la Regione corre
Il paradosso è evidente. Mentre la Regione Lazio ha messo in campo da tempo una strategia più strutturata e ambiziosa per la gestione del ciclo dei rifiuti — con impianti, piani di riduzione e iniziative di economia circolare — il Comune di Roma continua a navigare a vista. La differenziata stenta, AMA arranca, gli impianti scarseggiano e il conferimento fuori regione continua a essere una soluzione-tampone costosa e insostenibile che pesa sempre più sulle spalle dei contribuenti.
Perché questa distanza tra Regione e Campidoglio? La risposta sta in una miscela tossica di inerzia politica, conflitti istituzionali e mancanza di visione. Il Comune di Roma sembra ostaggio di un sistema incapace di decidere e agire con tempestività, tra gare andate deserte, appalti bloccati, e una governance troppo spesso piegata al consenso immediato piuttosto che alla programmazione di lungo periodo.
Ama ha svolto un ruolo chiave nella gestione del ciclo dei rifiuti del Comune di Roma, accompagnando, a partire dal 2014, un progressivo aumento dei costi di trattamento.
Nel corso di questi anni, i prezzi per tonnellata sarebbero lievitati notevolmente: da circa 40-50 euro iniziali fino a cifre che, secondo dati di settore, hanno toccato anche i 250 euro per alcuni conferimenti in impianti del Nord Italia, come nel caso dell’Emiliana HERA. Allo stesso tempo, il costo per la combustione del combustibile solido secondario (CSS) in impianti come quello di San Vittore è arrivato a circa 170 euro a tonnellata.
Questa dinamica ha reso il mercato dello smaltimento rifiuti particolarmente interessante per alcuni grandi operatori, soprattutto quelli attivi anche in altri settori strategici e sostenuti da capitali pubblici. L’aumento dei costi e il mancato potenziamento della rete impiantistica regionale, aggravato durante il periodo della giunta Zingaretti (che i romani ricordano anche per la “malasanità” della sua gestione con la chiusura di ospedali e carenza di posti letto nel Lazio), ha dunque progressivamente costretto i Comuni, a partire da Roma, a esportare i rifiuti fuori dal Lazio.
Oggi, dopo dieci anni segnati da queste trasformazioni, si attende che Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) metta il proprio sigillo normativo su un assetto che molti osservatori non esitano a definire il risultato di uno scempio politico prolungato, che rischia di consolidarsi definitivamente nel panorama nazionale.
In questi giorni cruciali, con il flusso continuo di pellegrini, turisti, delegazioni istituzionali e media internazionali, Roma avrebbe bisogno di una macchina organizzativa rodata, agile, pronta a potenziare i servizi, a prevenire il collasso, a evitare che il dramma spirituale si trasformi in un incubo igienico-sanitario. Ma l’impressione è che ancora una volta la Capitale arriverà impreparata. La città che dovrebbe rappresentare l’Italia nel momento più alto della sua vocazione universale rischia di mostrarsi con le sue ferite più profonde: strade sporche, sacchetti abbandonati, odori nauseanti a due passi da San Pietro. Non bastano più le dichiarazioni d’intenti o le passerelle politiche. Serve un piano straordinario immediato, ma anche un’assunzione di responsabilità chiara e duratura. Se la Regione ha saputo fare qualche passo avanti, è ora che anche il Comune rompa il ciclo della paralisi e della retorica.
La morte del Papa è un momento solenne per l’intera umanità. Roma ha il dovere, anche morale , di dimostrarsi all’altezza. Anche (e soprattutto) partendo dalle sue strade.
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