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Vinitaly, filiera vitivinicola laziale in crescita e verso la qualità

ROMA (ITALPRESS) – Presso il padiglione della Regione Lazio, si è svolto oggi il convegno “Gli strumenti finanziari ISMEA: un’opportunità per il Lazio”, occasione per illustrare la nuova convenzione tra Arsial e Ismea, che mira a rafforzare l’analisi economica delle filiere e ad estendere il supporto finanziario anche alle aziende di medie dimensioni, non solo a quelle consolidate. Il Lazio si conferma protagonista a Vinitaly 2025, portando sotto i riflettori una filiera vitivinicola dinamica, radicata nel territorio e in continua evoluzione.

La regione vanta una superficie vitata di circa 18.000 ettari, distribuita per il 71% in collina, il 20% in pianura e il restante 9% in montagna, con oltre 32,4 milioni di barbatelle. Di queste, il 51% si trova in provincia di Roma, seguita da Latina (24%), Viterbo (16%), Frosinone (6%) e Rieti (3%). In crescita il biologico, che oggi rappresenta il 14% del vigneto regionale, con un aumento del +45% rispetto al 2014. La produzione media annua delle ultime cinque campagne si attesta su 1 milione di quintali di uva, trasformati da circa 400 cantine in 0,8 milioni di ettolitri di vino, di cui il 75% bianco e il 25% rosso. Ben il 70% di questa produzione è certificata come DO/IG (3 DOCG, 27 DOC e 6 IGT), mentre il restante 30% è destinato a vini generici.

Il valore medio annuo alla produzione si aggira intorno ai 230 milioni di euro (media ultimi tre anni). Un settore che, per consolidare la propria competitività, ha bisogno di rafforzare la redditività delle aziende, in particolare quelle della produzione primaria. “Serve una migliore remunerazione per i produttori di uva, soprattutto alla luce dell’aumento dei costi che non trova ancora riscontro nei prezzi di mercato locali – ha dichiarato Giancarlo Righini, assessore regionale al Bilancio, Agricoltura e Sovranità alimentare – Per questo è fondamentale valorizzare maggiormente il prodotto finale, anche attraverso lo sviluppo dell’enoturismo, che consente di ridurre i margini tra i vari anelli della filiera. La Regione Lazio sta valutando strumenti finanziari a supporto delle imprese agricole, prevedendo convenzioni con istituti di credito vicini alle esigenze dei territori”.

Tra le problematiche attuali, si segnala anche quella relativa ai dazi USA. Secondo dati NOMISMA basati sui flussi doganali, solo l’8% delle esportazioni dei vini bianchi del Lazio è diretto verso il mercato statunitense. “L’impatto per il Lazio dovrebbe essere piuttosto limitato, soprattutto se confrontato con quello che potrebbero subire altre regioni europee più orientate verso il mercato statunitense – ha dichiarato Massimiliano Raffa, Commissario Straordinario di Arsial – Il nostro sistema vitivinicolo guarda principalmente all’Europa, con la Germania che da anni rappresenta il principale mercato di sbocco. Le eventuali misure restrittive o i dazi, infatti, non colpiscono tutti allo stesso modo: molto dipende dalla struttura dell’export e dalle scelte di internazionalizzazione. In questo quadro, il Lazio si muove in una posizione più solida e diversificata, che lo rende meno esposto alle tensioni sui mercati extraeuropei”.

L’export del vino laziale è cresciuto del +20,4% rispetto al 2020, raggiungendo un valore economico di quasi 83 milioni di euro (fonte Istat-Qualivita). Si rafforza, inoltre, il numero di aziende che chiudono la filiera (dalla coltivazione all’imbottigliamento), puntando su vitigni autoctoni come fattore distintivo e identitario. Molte di queste realtà sono guidate da giovani imprenditori, spesso donne.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).


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