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Analisi in farmacia, lettera aperta dell’Uap al presidente Fedriga

Analisi in farmacia: in data odierna l’U.A.P. ha inviato al Presidente Fedriga, e per conoscenza al Presidente Mattarella e al Ministro Schillaci, una richiesta di chiarimenti in merito all’Accordo Collettivo Nazionale recentemente approvato in Conferenza Stato-Regioni, il quale ridefinisce il ruolo delle farmacie pubbliche e private ampliandone i servizi offerti ai cittadini, tra cui test diagnostici, telemedicina e prestazioni professionali.

In particolare, l’U.A.P. ha sottolineato che le farmacie esercitano attività commerciali con una funzione di interesse pubblico, soggette a mera autorizzazione comunale (vedi Tabella 14 Speciale del Commercio) prive dei requisiti normativi previsti per le strutture sanitarie, come stabilito dal d.lgs. 502/92, previsti sia per garantire qualità e sicurezza delle prestazioni, sia per parità di trattamento con le analoghe attività svolte dalla sanità privata.

In sintesi, l’U.A.P. ha sollevato il rischio di sovrapposizione tra ruoli professionali, specialmente in ambito diagnostico e di refertazione, in quanto l’attività di analisi diagnostica rientra tra le competenze specifiche di biologi e professionisti qualificati e l’eventuale validazione da parte di farmacisti di referti diagnostici eseguiti con tecnologia POCT (Point of Care Testing) potrebbe configurarsi come un indebito ampliamento delle loro prerogative, in contrasto con il divieto di prescrizione e diagnosi sancito dal d.lgs. 153/2009.

Inoltre, l’introduzione di esami diagnostici in farmacia, senza un equivalente sistema di verifica e supervisione da parte di laboratori accreditati, che invece sono sottoposti a rigorosi requisiti tecnologici e normativi per garantire l’affidabilità e l’accuratezza dei risultati diagnostici, potrebbe compromettere la qualità del servizio e la sicurezza del paziente, in quanto privi di adeguato sistema di controllo.

Ed ancora, la possibilità che il farmacista assuma un ruolo attivo nella diagnosi e nella prescrizione integrerebbe un chiaro rischio di conflitto di interesse, perché non sarebbe più garantita la separazione tra la figura del prescrittore e quella del dispensatore di farmaci, principio fondamentale della tutela sanitaria.

L’U.A.P. ha quindi rilevato la necessità di una regolamentazione più stringente, prevedendo:

  • la supervisione obbligatoria da parte di professionisti sanitari specializzati
  • l’obbligo di protocolli chiari e vincolanti che limitino le attività diagnostiche in farmacia a test di screening di prima istanza
  • il divieto di refertazione autonoma da parte del farmacista, con l’obbligo di coinvolgere medici e biologi accreditati
  • l’obbligo per le farmacie di adeguarsi ai requisiti previsti dal D.Lgs. n. 502/1992 e di munirsi di autorizzazione regionale all’esercizio di attività sanitarie

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