Sanità

Sport, arte e ricerca. Sabrina e Maria Grazia girl power anticancro

(Adnkronos) – "Mai pen rai", "non ci pensare". Questo caposaldo della filosofia tailandese, che invita ad accettare ciò che non si può controllare e ad affrontare le sfide con leggerezza e resilienza, Maria Grazia Totaro, scienziata esperta di citofluometria dell'Istituto di oncologia molecolare Ifom di Milano, lo applica tanto allo sport quanto alla scienza: il progresso tecnologico è in continua evoluzione e sapersi adattare, senza lasciarsi bloccare dagli ostacoli, è essenziale per chi lavora in un campo che cambia così rapidamente. Per lei un mantra che ha scelto di incidere sulla pelle, trasformandolo in uno dei suoi 10 tatuaggi, 3 dei quali fatti in Thailandia, dove ha combattuto sul ring (praticava il Muay Thai) e imparato il valore della disciplina. Sabrina Giampaolo, biologa specializzata nello studio dei linfomi, invece, la sua creatività la esprime tanto nell'arte quanto al bancone del laboratorio del centro di ricerca meneghino. E' infatti convinta che sia fondamentale per affrontare le sfide scientifiche.  Due storie di camici rosa, volti nuovi del 'girl power' nella scienza anticancro, che offrono uno spaccato di com'è oggi la vita delle professioniste che scelgono questo percorso, alla vigilia della Giornata internazionale della donna. Maria Grazia, 44 anni, guida l'unità tecnologica di citofluometria di Ifom, è quotidianamente immersa nell'alta tecnologia applicata alla ricerca sul cancro. Ma fuori dal laboratorio, il suo spirito competitivo e la sua passione emergono in modo diverso: prima combattente di Muay Thai con 8 viaggi in Thailandia alle spalle, ora atleta di crossfit e gare Hyrox, dove si alternano corsa e prove di resistenza. "Mi piace la sfida, la curiosità mi spinge sempre a esplorare nuovi orizzonti, che si tratti di una disciplina sportiva o di una tecnologia in evoluzione".  
La citofluometria, tecnologia che studia le cellule analizzandone le proprietà fisiche e la fluorescenza mentre passano attraverso un laser, sembrava aver perso terreno rispetto ad altre metodologie. Oggi invece sta vivendo una rinascita, racconta: "Rimasta per anni sempre uguale a se stessa, ultimamente ha subito una rivoluzione esponenziale. Oggi, grazie alle nuove tecnologie full spectrum e alle analisi high dimensional e unsupervised, possiamo osservare e analizzare molti più parametri, ottenendo dati sempre più complessi e preziosi per la ricerca sul cancro", spiega Totaro. La tecnologia è stata centrale in studi che hanno portato a Nobel e scoperte fondamentali in oncologia e immunologia. Uno degli esempi più noti è il lavoro di Shinya Yamanaka sulle cellule staminali pluripotenti indotte, che gli è valso il premio Nobel nel 2012. Anche i progressi nelle terapie Car-T per il trattamento di alcuni tumori del sangue devono molto alla citofluometria, che ha permesso di caratterizzare in modo estremamente preciso le cellule immunitarie modificate per attaccare il cancro.  Maria Grazia ha sempre lavorato in team prevalentemente femminili, ma con capi uomini. "Non mi sono mai sentita sminuita o in difficoltà, anzi", dice. Ora che è lei a guidare un'unità, ha mantenuto lo stesso approccio: competenza e determinazione, ma senza rigidità. Una forza gentile, come è anche quella di Sabrina, classe 1989. Il suo focus all'Ifom è la predizione della gravità di alcune tipologie di linfoma attraverso l'analisi delle caratteristiche cellulari dei pazienti. E' il classico 'cervello di ritorno': dopo 6 anni in Germania, ha deciso di tornare in Italia per continuare qui la sua missione scientifica. "La decisione di tornare – riflette – è stata anche una decisione di continuare a crescere, non solo professionalmente, ma anche come persona".  Cacciatrice di linfomi con la passione per le arti, la scienziata coltiva il canto jazz e blues e, soprattutto, l'improvvisazione teatrale. Una passione che, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, in realtà condivide molte analogie con il lavoro di un ricercatore. L'improvvisazione teatrale richiede un mix di intuizione, elasticità mentale e capacità di riformulare continuamente le domande, e questo approccio lei lo ritrova anche nel suo lavoro scientifico. La ricerca, come il teatro, non segue mai un percorso lineare: "Ogni dato che ricevi ti spinge a rivedere le tue ipotesi, proprio come in scena, dove ogni battuta può aprire una nuova direzione nella storia", spiega Sabrina. E' anche questione di 'serendipity', dice, saper cogliere un significato in quel qualcosa che ti viene 'donato' dal caso. "La scienza è fatta anche di momenti di serendipità, dove un semplice dato può aprire porte che non avevi nemmeno immaginato", racconta.  La ricerca sui linfomi è un campo che negli ultimi anni ha visto progressi notevoli. Questi tumori, che colpiscono le cellule del sistema linfatico, sono molto diversi tra loro e spesso difficili da diagnosticare precocemente. Le terapie sono in continua evoluzione e l'approccio personalizzato, che permette di adattare il trattamento alle caratteristiche specifiche di ogni paziente, sta dando risultati. Grazie alla ricerca come quella che Sabrina porta avanti col suo team, è ora possibile individuare i linfomi in fase precoce e prevedere il loro andamento, migliorando così le possibilità di trattamento e guarigione. "Il lavoro di ricercatrice – assicura – è uno dei più belli, perché ti consente di utilizzare la fantasia per tirare fuori qualcosa di nuovo. La scoperta, la possibilità di lasciare un segno nella storia, è un'emozione senza pari, una vera e propria 'farfalla nello stomaco'". (di Lucia Scopelliti) —salute/medicinawebinfo@adnkronos.com (Web Info)


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