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La crisi del Pd in Ciociaria e il nuovo ordine globale all’Inauguration day di Trump

Due scenari apparentemente distanti, la crisi del centrosinistra in Ciociaria e l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca – condividono un messaggio comune: l’incapacità di adattarsi ai tempi può portare alla marginalizzazione politica.

Da una parte, il PD in Ciociaria è bloccato in un modello logoro, fatto di divisioni interne e strategie miopi. Le sconfitte consecutive a Frosinone, iniziate con la frattura del 2012 tra Michele Marini e Domenico Marzi, hanno segnato il declino di una coalizione incapace di proporre una visione coesa. Nemmeno candidati di rilievo come Fabrizio Cristofari o Domenico Marzi sono riusciti a invertire la rotta, con un partito frammentato e spesso privo di leadership unitaria. Il risultato? Un centrosinistra relegato all’irrilevanza, mentre il centrodestra consolida il suo dominio.

Dall’altra, l’Inauguration Day di Donald Trump ha rappresentato un cambio di paradigma non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’ordine politico globale. In prima fila, accanto al presidente repubblicano, sedevano i leader delle big tech: Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, Tim Cook, Sundar Pichai e Shou Chew. La loro presenza ha simboleggiato un’alleanza tra potere economico e politica, segnando un allineamento strategico con una visione pragmatica e orientata al futuro. In questo contesto, la partecipazione di Giorgia Meloni come unica leader europea è stata significativa: un riconoscimento della sua capacità di interpretare lo “spirito del tempo”, con una destra che si propone come forza propulsiva del cambiamento globale.

Il contrasto è evidente. Da un lato, il centrosinistra ciociaro si è dimostrato incapace di adattarsi a un contesto politico in evoluzione, rimanendo ancorato a logiche e schemi del passato. Dall’altro, i tycoon della Silicon Valley e leader come Trump e Meloni incarnano una politica che abbraccia l’innovazione, la tecnologia e il pragmatismo, segnando un distacco netto dalle ideologie tradizionali.

Mentre a livello globale si delinea una nuova visione, il PD in Ciociaria rimane intrappolato in dinamiche interne che ne impediscono il rinnovamento. L’incapacità di proporre una leadership forte e una strategia chiara ha lasciato campo libero al centrodestra, che ha saputo occupare il vuoto con progetti concreti e candidature competitive.

La foto dei miliardari più potenti del mondo accanto a Trump e la solitudine del PD ciociaro sono due facce della stessa medaglia: da un lato, chi comprende e cavalca il cambiamento; dall’altro, chi rimane indietro, prigioniero del passato. Se il centrosinistra vuole tornare rilevante, deve abbandonare i vecchi schemi e guardare al futuro con lo stesso pragmatismo che ha permesso alla destra globale di ridefinire l’agenda politica. Frosinone potrebbe essere il punto di partenza per questa trasformazione, ma servono visione, unità e coraggio quelle che mancano al Pd di oggi.

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