Nomenclatore, al via la petizione contro il tariffario “ammazza-sanità”
L’U.A.P., l’unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, accoglie con un plauso il Question Time promosso dall’On.le Faraone, con il quale ha chiesto chiarimenti sui tagli effettuati ai rimborsi alle prestazioni sanitarie convenzionate, introdotti con il nuovo Nomenclatore tariffario in vigore dal 30 dicembre scorso, al quale ha risposto il Sen. Ciriani.
Al riguardo, l’U.A.P., rappresentativa di oltre 27.000 strutture sanitarie ed ospedalità privata accreditata, capillarmente dislocate su tutto il territorio nazionale, ha più volte sollevato l’assoluta assurdità di tali tagli, che renderanno impossibile per le strutture sanitarie accreditate, soprattutto quelle presenti nelle Regioni del Sud Italia in piano di rientro, continuare ad erogare prestazioni sanitarie, creando così un danno erariale che noi italiani saremo chiamati a risanare.
Infatti, occorre chiarire che il rimborso previsto per le strutture accreditate private è il medesimo di quello erogato per gli ospedali pubblici. Non a caso, lo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, il giorno dopo l’approvazione del nuovo nomenclatore tariffario, avvenuta il 14 novembre, ha deliberato un nuovo nomenclatore tariffario rialzando i fondi, per evitare nella Regione Lombardia un miliardo di euro di perdita per l’anno successivo se si fosse applicato il nuovo tariffario con i tagli previsti.
Occorre chiarezza e trasparenza sulle scelte operate dal Ministero della Salute, che ha applicato un nomenclatore che doveva entrare in vigore già dal 2017, ma che l’allora Ministro della Salute, On.le Roberto Speranza, non ha mai reso operativo in quanto inapplicabile.
Bisogna chiarire alla popolazione che le nuove tariffe introdotte non sono più remunerative, come erroneamente sostenuto, anzi tutto il contrario, sono il frutto di una strategia per indebitare oltremodo gli ospedali pubblici delle Regioni del Sud Italia in piano di rientro e far fallire le strutture sanitarie private accreditate, oltre a causare il tracollo della salute di noi italiani, mentre le Regioni del Nord Italia, non essendo in piano di rientro, possono adeguare le proprie tariffe.
A chi interessa tale strategia?
Ed ancora, chiediamo chiarimenti sui fondi: in particolar modo, la popolazione deve sapere perché se la Ragioneria dello Stato dispone, come ogni anno, fondi per 630 milioni di euro, ai quali sono stati aggiunti ulteriori 80 milioni, per un totale quindi di 710 milioni di euro di fondi per la sanità, il Ministero della Salute, in persona del Direttore della Programmazione, Prof. Americo Cicchetti, ne abbia utilizzati solo 550 milioni di euro, attuando dei tagli che bloccheranno l’erogazione delle prestazioni sanitarie, a scapito della salute dei cittadini italiani.
Peraltro, basisce che nell’elaborazione di tali tariffe non sono stati valutati tutti i costi di gestone riferibili a diverse strutture prese a campione, che avrebbero consentito di effettuare una giusta proporzione, così come previsto dal metodo indicato dal Prof. Simmaco, rappresentante dell’Ospedalità pubblica, ma è stata presa a modello una multinazionale priva di costi di gestione generale, senza tener conto neanche dell’aumento del costo della vita avvenuto negli ultimi 20 anni in cui tali tariffe sono rimaste ferme.
È stato elaborato, quindi, un importo riferibile solo ai costi della macchina, senza tener conto di tutti gli ulteriori costi di gestione, colpendo di fatto – come fosse un’opera di cesellatura – solo gli ambulatori e i poliambulatori del Sud Italia nelle Regioni in piano di rientro, che sull’orlo del fallimento saranno costretti a svendere a costo zero, oltre una fortissima perdita nei bilanci degli ospedali pubblici che gli italiani saranno costretti a ripianare.
Per concludere, riportiamo due semplici esempi: per l’esame del PSA Reflex (PSA + PSA Free), esame necessario per l’individuazione di una patologia tumorale, il precedente tariffario prevedeva un rimborso di € 14,82 (tariffa ferma da 20 anni), oggi l’attuale nomenclatore prevede un rimborso per entrambi gli esami di soli € 3,95. Mentre per l’esame del D Toxoplasma (anticorpi IgG e IgM) con eventuale test di avidità è previsto un rimborso di € 8,50 a fronte del precedente rimborso di 23,37.
Se questi non sono tagli…
Nel frattempo è partita la petizione on line per chiedere l’abolizione del tariffario ammazzasanità. Per dare il sostegno a questa battaglia basta collegarsi all’indirizzo https://chng.it/C6TBz64Fvn Il nuovo tariffario nazionale che il GOVERNO ITALIANO sta imponendo non è una scelta per migliorare il nostro sistema sanitario, ma un favore alle multinazionali, che con questa mossa si preparano a monopolizzare il settore sanitario e trasformarlo in una gigantesca macchina da soldi. Un sistema dove la TUA SALUTE sarà solo un altro dato da aggiungere ai report finanziari degli azionisti. E tu, paziente, non sarai più una persona, ma un numero utile a incrementare il loro profitto.
Immagina di avere bisogno di cure e di essere trattato come un problema da risolvere velocemente per non rallentare la macchina economica. Immagina di essere in una lunga fila, senza una cura personalizzata, senza una storia condivisa con chi ti sta curando. Immagina che i medici, invece di dedicarti il tempo di cui hai bisogno, siano costretti a fare i conti con bilanci e contratti, senza poter ascoltare veramente chi si trova di fronte a loro. La fidelizzazione del personale sparisce, e con essa il legame umano che è alla base di una cura sana ed efficace, si legge nelle note della petizione. L’obiettivo è raggiungere le 25mila firme: la rabbia è tanta e le firme on line aumentano minuto dopo minuto.
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