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Codici: un altro Tribunale discrimina un padre separato mandando in frantumi una famiglia

Un rapporto rovinato, un legame praticamente spezzato da una sentenza ingiusta. È la testimonianza raccolta dall’associazione Codici, da anni impegnata in un’attività di assistenza dedicata ai padri separati in difficoltà attraverso la campagna “Voglio papà”. Protagonista di questa storia un padre che vive in Germania insieme ad uno dei due figli quasi maggiorenne, mentre il secondo, di qualche anno più piccolo, vive con la madre in Italia, lontano non solo dal punto di vista geografico ma anche affettivo.

“Alcuni anni fa – racconta il papà – mia moglie decise di separarsi e di rientrare in Italia insieme ai nostri figli. Il più grande pochi mesi dopo è tornato in Germania per proseguire gli studi e tuttora viviamo insieme. Due anni dopo da quella decisione, con mia moglie ci presentiamo in Tribunale ed il giudice ci autorizza a vivere separati, affidando il figlio minore a lei in Italia e quello maggiore a me in Germania, riconoscendo il diritto di entrambi a vedere e tenere con sé il figlio affidato all’altro genitore quando lo avrebbero voluto, compatibilmente con gli impegni scolastici del minore. Nella sentenza di primo grado della primavera del 2023 ed in quella di secondo grado dell’autunno 2023 viene stabilito che posso incontrare in Italia tutte le volte che voglio mio figlio, mentre quest’ultimo può recarsi in Germania solo se c’è l’accordo con la madre. Sin dal primo provvedimento del 2019 il Tribunale non ha mai disciplinato in modo appropriato il rapporto di bigenitorialità e di fratellanza, limitandosi a prediligere esclusivamente il consenso della madre a far trascorrere al figlio minore le vacanze scolastiche estive con me dove è nato e cresciuto, tra l’altro nella palazzina dove abito ancora oggi e dove è conosciuto dagli altri inquilini. Il comportamento del Tribunale ha aumentato i contrasti con mia moglie, che di volta in volta si è sempre opposta a farmi avere mio figlio per l’estate. Dal canto mio, le due settimane di ferie non sono mai state sufficienti ad instaurare in Italia un legame affettivo con il bambino. I rapporti sono diventati piuttosto freddi. Mio figlio si dimostra ritroso a comunicare con me e con il fratello, ed è arrivato al punto di odiare la Germania. Se il Tribunale avesse stabilito le regole da osservare per la permanenza del minore presso i rispettivi genitori durante l’anno, credo che i rapporti con mio figlio sarebbero stati più intensi, senza arrivare a odiare per alienazione l’ambiente paterno”.

Questo il racconto del papà. Uno sfogo triste e amaro che l’associazione Codici ha voluto condividere pubblicamente, mantenendo l’anonimato dell’uomo per proteggere la privacy delle persone coinvolte, per denunciare le tante, troppe storie di ingiustizia che colpiscono i padri separati, con conseguenze devastanti anche per i figli.

“Ci troviamo di fronte all’ennesima ingiustizia ai danni dei padri separati – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e ad un Tribunale, in questo caso quello di Lecce, che non ha osservato il diritto di bigenitorialità. Se fosse stato applicato, non si sarebbe arrivati ad una situazione del genere. La decisione del Tribunale ha avuto effetti pesantissimi, di fronte ai quali non si può rimanere impassibili. Sono situazioni inaccettabili, che continueremo a contrastare nella speranza che le istituzioni intervengano per tutelare anche i papà, rendendo la bigenitorialità un vero diritto”.

L’associazione Codici è impegnata da anni in un’attività di assistenza dedicata ai padri separati in difficoltà attraverso la campagna “Voglio papà”. È possibile segnalare il proprio caso e richiedere aiuto telefonando al numero 065571996 o inviando un’e-mail all’indirizzo segreteria.sportello@codici.org

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