Inceneritore di Roma: la commissione Ecomafie indaga sui “soldati” della Regione che “indirizzano” i rifiuti tra Albano e Pomezia via Lanuvio
Sull’acquisto da parte di Ama del terreno di 10 ettari situato a Roma-Santa Palomba su cui il sindaco PD Roberto Gualtieri vuole costruire l’inceneritore di Roma da 600mila tonnellate annue indaga anche la Commissione Ecomafie, presieduta dal presidente Jacopo Morrone, oltre alla Procura di Roma. Un altro focus di indagine, questa volta parlamentare, punta sempre sull’acquisto da 7,5 milioni di euro di soldi pubblici (quindi dei cittadini) pagati da Ama ad una signora francese irreperibile. Tanti soldi pubblici pagati per comprare un terreno tecnicamente scomodo (è attraversato da un fosso, frazionato in varie sotto-aree urbanistiche e su cui pendono vari vincoli).
Un acquisto faraonico che si fonda su una doppia perizia firmata dal geometra di Lanuvio Umberto Linari. Una doppia perizia, tra l’altro, non asseverata, vale a dire non giurata davanti ad un Tribunale della repubblica Italiana, nonostante l’importo ragguardevole della compravendita, come da noi già ricostruito di recente.
LA DOPPIA PERIZIA DI LINARI SOTTO LA LENTE DI ECOMAFIE E PROCURA
Grazie alla doppia super perizia del geometra Umberto Linari di Lanuvio, l’acquisto di Ama ha avuto luogo ad un costo al metro quadrato decisamente più alto rispetto a tutte le altre compravendite che hanno avuto luogo nella stessa area negli ultimi 10 anni. Questo è quanto attesta una controperizia riservatissima che demolisce la stima valutativa del geometra Linari di Lanuvio nelle mani della Procura di Roma e della Commissione Ecomafie da luglio 2023. A comprare terreni in quella stessa zona, negli ultimi anni, sono stati anche colossi imprenditoriali e commerciali tra i quali figurano Amazon e Acea. Oltre a tanti altri privati che hanno pagato, però, cifre decisamente più basse per comprare terreni (molto più comodi e senza vincoli) in quella stessa zona, nello stesso periodo. Numeri e dati incontrovertibile, firmati da un tecnico abilitato con grossa esperienza nel settore immobiliare, che spiegano come 75 euro al metro quadrato stimati da Linari da Ama sono un valore del tutto irreale.
INCENERITORE A RIDOSSO DELLA DISCARICA DI ALBANO DI MANLIO CERRONI
Sotto la lente di magistrati e parlamentari dell’Ecomafie vi sarebbero, poi, anche due altri aspetti. Primo: il terreno prescelto ha un solo strano vantaggio: è situato a ridosso della discarica di Albano di proprietà del re dei rifiuti di Roma, Manlio Cerroni, che 15 anni fa portò avanti una iniziativa analoga per costruire un altro inceneritore, sempre con AMA E ACEA, a 400 metri di distanza dalla ‘nuova’ location tanto cara a Gualtieri, Ama e Linari. I pezzi, mai montati, del vecchio inceneritore si trovano ancora oggi nei container abbandonati situati accanto al terreno periziato dal geometra Linari ed acquistato da Ama, con il via libera di Gualtieri, tra settembre e novembre 2022.
LA TRIANGOLAZIONE TRA ROMA, ALBANO E POMEZIA, VIA LANUVIO
Secondo. A giovarsi della crisi dei rifiuti del settore vi è anche una società denominata Ecosystem, il cui titolare Luca Ortolani è il cognato del geometra Umberto Linari di Lanuvio, che negli ultimi anni è cresciuta sia in termini quantitativi, quindi di rifiuti ricevuti, che di tariffe accresciute velocemente, grazie ad una serie di provvedimenti regionali, come ricostruito minuziosamente di recente in un nostro articolo. Autorizzazioni regionali che sembrano favorire la nascita di un vero e proprio nuovo triangolo dei rifiuti regionale situato tra Roma-Santa Palomba, Albano e Pomezia, via Lanuvio.
Autorizzazioni firmate da tecnici entrati in Regione durante il mandato dell’ex Governatore Pd, Nicola Zingaretti, attuale capogruppo dem in Europarlamento. Tecnici che hanno preso il posto di Luca Fegatelli, Flaminia Tosini, etc.
LA CRISI DEGLI IMPIANTI TMB SOSTITUITI DAI TM
Un altro focus di indagine dell’Ecomafia riguarda poi anche la situazione legata agli impianti TMB (di trattamento meccanico-biologico), fondamentali per la gestione dei rifiuti indifferenziati. Molti di questi impianti, difatti, sono andati distrutti nel corso di incendi dai contorni mai chiariti che hanno cominciato a verificarsi a partire dal 2014 e negli anni a seguire e che hanno colpito Albano Laziale, Roma-Salaria, Roma-Malagrotta, etc. Incendi che hanno lasciato Roma e il Lazio in una situazione di vuoto infrastrutturale gravissimo.
Proprio nel 2014 l’ex Ministro all’Ambiente Clini caldeggiò un progetto, presentato dal re dei rifiuti laziali, che prevedeva la sostituzione degli impianti TMB con i TM.
Un progetto che poi venne portato a termine poco dopo per mano dell’ex Governatore PD Nicola Zingaretti (2013-2023), coadiuvato dal defunto senatore Bruno Astorre e dal segretario PD regionale Daniele Leodori.
Eppure gli impianti TM sono tecnologicamente inferiori rispetto ai TMB, anche se meno costosi da realizzare, che contrastano con la legge n.152 del 2006, il cosiddetto Testo Unico Ambientale, ma soprattutto giudicati illegali dal Consiglio di Stato.
IMPIANTI TM: PROLIFERAZIONE ILLEGITTIMA
Nonostante le evidenze legali e giudiziarie, proprio la Commissione Ecomafie ha evidenziato come, negli ultimi dieci anni, nel Lazio sia stato incentivato l’utilizzo, l’ampliamento e la diffusione di questi impianti TM, per mano delle due Giunte Zingaretti, nonostante essi non siano idonei né ad avviare i rifiuti in discarica, né agli inceneritori, né tantomeno a riciclo.
DEROGHE ALLA LEGGE 152/2006
La Regione Lazio filo PD, in sostanza, ha favorito la proliferazione degli impianti TM in aperta violazione della normativa nazionale e in contrasto con le decisioni della Giustizia Amministrativa. Compromettendo così ulteriormente la gestione dei rifiuti, già in crisi da tempo, e contribuendo a dare vita ad un sistema ancora più inefficiente, costoso e dannoso per l’ambiente e la salute umana.
NECESSITÀ DI UN CAMBIO DI ROTTA
La fotografia scattata dalla Commissione Ecomafie è quella di una regione in ritardo, rispetto alle altre regioni italiane, ostaggio di scelte politiche discutibili e di una visione poco lungimirante nella gestione dei rifiuti. Per superare questa crisi è indispensabile ripensare il sistema nel suo complesso, puntando su raccolta differenziata, riciclo e impianti adeguati alle sfide ambientali del futuro.
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