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L’acquisto di vino in cisterna in Italia: un mercato tra tradizione e nuove sfide 

Il mercato italiano del vino in cisterna rappresenta una dimensione poco nota ma cruciale dell’industria vinicola. Questo settore, che coinvolge produttori, intermediari e acquirenti, funge da snodo strategico per l’approvvigionamento di vino sfuso, destinato sia al mercato interno sia all’esportazione. È un ambito dove tradizione, regole commerciali e dinamiche globali si intrecciano, determinando l’evoluzione di un segmento strategico del comparto agroalimentare.

La struttura del mercato del vino in cisterna

Il vino in cisterna è venduto sfuso, senza imbottigliamento, e rappresenta una fetta consistente della produzione vinicola nazionale. Secondo l’Area Studi Mediobanca, il valore del mercato del vino italiano è cresciuto costantemente, con un volume di affari legato al vino sfuso che rappresenta circa il 10% del totale delle esportazioni, pari a oltre 5 milioni di ettolitri nel 2023.

Gli attori principali

  • Produttori: Aziende agricole e cantine, spesso legate a consorzi, producono vino destinato a essere venduto sfuso. Queste realtà sono fondamentali soprattutto nelle regioni con forti tradizioni vinicole, come Veneto, Toscana e Sicilia.
  • Intermediari e broker: Figure professionali specializzate, i mediatori facilitano le transazioni tra produttori e acquirenti, garantendo la conformità alle specifiche qualitative richieste. La loro esperienza è cruciale per negoziare contratti e assicurare la trasparenza del mercato.
  • Imbottigliatori e aziende di distribuzione: Acquistano il vino sfuso per la successiva trasformazione, imbottigliamento e commercializzazione. Spesso, queste aziende sono brand rinomati che utilizzano il vino sfuso per ampliare la propria gamma di prodotti.

Come si sviluppano le transazioni: dinamiche e normative

La compravendita di vino in cisterna segue regole rigorose per garantire qualità e sicurezza alimentare. In Italia, le transazioni sono regolate dal sistema delle Denominazioni di Origine (DOC e DOCG) e dalle indicazioni geografiche (IGP). Questi marchi di qualità impongono standard precisi sulla provenienza e sulle caratteristiche del vino, influenzando direttamente il prezzo e le trattative commerciali.

Le normative europee, come il Regolamento UE 1308/2013 sull’organizzazione comune del mercato dei prodotti agricoli, fissano ulteriori criteri per la vendita di vino sfuso, garantendo la tracciabilità e vietando pratiche sleali come l’aggiunta di sostanze non consentite. In questo contesto, le trattative tra produttori e acquirenti spesso prevedono accordi pluriennali per stabilizzare i volumi e i prezzi.

Collegamenti con il mercato globale e i dazi del vino in cisterna

L’export di vino sfuso italiano è una componente strategica delle esportazioni vinicole complessive. Paesi come Germania, Francia e Stati Uniti sono tra i principali acquirenti. Tuttavia, i dazi doganali e le politiche commerciali internazionali possono influenzare significativamente questo settore. Ad esempio, i recenti accordi con il Regno Unito post-Brexit e le tensioni tariffarie con gli Stati Uniti hanno avuto ripercussioni sulle esportazioni italiane, costringendo le aziende a rinegoziare i termini di vendita.

L’influenza dei dazi è particolarmente evidente nel mercato del vino a basso costo, dove margini ridotti possono essere azzerati da tariffe più elevate. Allo stesso tempo, il vino sfuso italiano di qualità superiore trova spazio in mercati emergenti come Cina e Brasile, dove la domanda per i prodotti europei è in crescita.

Le sfide del settore: sostenibilità e frodi

Contraffazione e qualità

Uno dei problemi più pressanti è rappresentato dalla contraffazione, che mina la reputazione del vino italiano sui mercati internazionali. Il fenomeno riguarda principalmente il vino sfuso venduto sotto false denominazioni. Per contrastarlo, l’Italia ha rafforzato i controlli e incentivato l’uso di tecnologie come la blockchain per certificare la tracciabilità del prodotto.

Sostenibilità e innovazione

Il mercato del vino in cisterna si sta orientando verso pratiche più sostenibili. L’adozione di cisterne riutilizzabili e il miglioramento della logistica contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale del trasporto. Inoltre, molte aziende stanno investendo in metodi di produzione biologica, attratte dalla crescente domanda di vini naturali e a basso impatto ecologico.

Il mercato del vino in cisterna rappresenta un segmento dinamico e complesso dell’industria vinicola italiana. Attraverso un’interazione tra produttori, mediatori e regolatori, il settore si adatta alle sfide del commercio globale, bilanciando tradizione e innovazione. Le prospettive future dipenderanno dalla capacità di mantenere l’eccellenza qualitativa, promuovendo al contempo pratiche sostenibili e una maggiore trasparenza.

Per ulteriori approfondimenti sulle dinamiche di questo settore, è possibile consultare le analisi dell’Area Studi Mediobanca e i report di settore disponibili sui siti specializzati.

Carol Agostini

Carol Agostini, commissario enologico internazionale e titolare Agenzia FoodandWineAngels

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