Impianto di Aprilia a Sant’Apollonia, vincolo ambientale o “clava politica”?
Aprilia è una città sfruttata da decenni, il recente commissariamento prefettizio non è altro che la punta dell’iceberg. La “prova provata” è rappresentata dallo stato del territorio, invaso da case e discariche abusive (che nessuno ha mai bonificato). Negli ultimi anni si è visto di tutto e di più. Compreso il traffico illegale di rifiuti da e per i Castelli Romani di cui nessuno – fino al suono delle sirene e degli elicotteri della DDA – si era accorto. Di eroi, in città, non se ne sono visti, in questo lungo arco di tempo.
Eppure, ogni volta che una società di Aprilia vicina alla Rida Ambiente presenta un progetto, si solleva una schiera di politici locali di orientamento trasversale pronta a trasformarsi, magicamente, in una sottospecie di gruppo di eroi da far invidia alla Marvel.
La prima volta la “compagine” si era già palesata contro il progetto della società Paguro, nel 2015. Un progetto che prevedeva, tra l’altro, anche la bonifica di una preesistente discarica abusiva, mai eseguita da Comune e Regione. Dopo 3 anni di infiniti tira e molla, il progetto venne bocciato.
Ma ora ci risiamo e, se possibile, la ‘compagine’ politica ha addirittura alzato il livello dello scontro. Tanto da trasformarlo in una vera e propria guerra senza esclusione di colpi. Un nuovo progetto di impianto a Sant’Apolonnia è stato depositato dalla società Frales a dicembre 2022. L’iter amministrativo avrebbe dovuto concludersi entro 180 giorni, come previsto dalla legge. Ma, per timore di perder una partita obiettivamente difficile, data la qualità elevata del progetto, i “supereroi” stavolta hanno tirato fuori un vero e proprio asso dalla manica: il vincolo della Campagna Romana, sopraggiunto come un fulmine a ciel sereno a luglio 2024. Quindi ben oltre il limite di tempo massimo entro cui il progetto Frales avrebbe dovuto già essere approvato o, viceversa, bocciato.
La prova del nove della malafede della “compagine, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, è rappresentanta da un comunicato stampa firmato da due ex assessori di primissimo piano della giunta Principi. I due scrivono e sottoscrivono a quattro mani una nota in cui si assumono la responsabilità di aver approvato il vincolo prima di tutto come “arma”- così scrivono – contro gli attacchi al territorio, più che per la difesa del territorio.
Il vincolo, quindi, appare così per quello che è: una clava politica della solita “cricca” locale contro la Rida Ambiente di Aprilia. Una società che non si è mai nascosta – come si suol dire – dietro un dito – ma che ci ha sempre messo la faccia. Con progetti predisposti rigorosamente a norma di legge e, soprattutto, sempre pubblici, a disposizione delle autorità e dei cittadini.
L’intera vicenda, certo, assume contorni ancora più complessi al limite del fantasy per le implicazioni politiche e giudiziarie. La lotta contro il progetto vede coinvolte, difatti, anche figure politiche locali al centro di inchieste per presunti legami con la criminalità organizzata. Tra i nomi citati, l’ex sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi, e il suo predecessore, Antonio Terra, entrambi indagati nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
Per fortuna la Regione Lazio, tramite la sua Area Rifiuti, ha già evidenziato la necessità di realizzare il deposito di Sant’Apollonia, come tassello fondamentale per garantire la gestione dei rifiuti urbani dell’Ato di Latina. Questa infrastruttura, infatti, rappresenterebbe un passo decisivo per superare una cronica carenza impiantistica che ha portato il Lazio a confrontarsi con periodiche emergenze ambientali.
La mancata realizzazione dell’impianto avrebbe conseguenze gravi. Innanzitutto, la Regione Lazio potrebbe ritrovarsi costretta a esportare i propri rifiuti verso altre regioni o nazioni, con un aumento significativo dei costi economici e ambientali. Inoltre, questa situazione rischia di aggravare una procedura di pre-infrazione avviata dalla Commissione Europea nel 2019. Se il Lazio non adeguerà la propria capacità impiantistica, l’Italia rischia una procedura di infrazione, con pesanti sanzioni economiche.
Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) prevede una capacità sufficiente fino al 2031. Tuttavia, senza Sant’Apollonia, questo obiettivo appare irraggiungibile. La mancanza di soluzioni alternative realistiche accentua il rischio di nuove crisi, lasciando il Lazio in balia di emergenze cicliche e costi insostenibili.
Nel frattempo, la Regione Lazio ha cercato di mediare, proponendo una revisione del perimetro del vincolo paesaggistico o un’integrazione normativa che consenta di realizzare progetti già autorizzati.
Il quesito sorge spontaneo: la solita compagine politica l’avrà vinta anche stavolta? Sinceramente, per una volta, speriamo di no!