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Corruzione e favoritismi nella gestione dei rifiuti nel Lazio, condannati Valter Lozza e Flaminia Tosini, gli aspetti che nessuno ha analizzato

Altro che semplici favoritismi e scambi di aiuti tra loro. La sentenza pubblicata nei giorni scorsi e relativa al caso che ha visto coinvolti la zarina della Regione Lazio Flaminia Tosini – ex direttore  regionale – e Valter Lozza, imprenditore nel settore rifiuti, ha fatto emergere non solo una storia di corruzione ma un piano strutturato e ben delineato per creare un impero con l’immondizia.

Un progetto su cui – secondo i giudici che lo scorso 7 maggio hanno condannato la coppia a sei anni di reclusione – e all’interdizione dai pubblici uffici. Al di là degli aspetti più evidenti agli occhi di tutti, la lettura della Sentenza, per chi ha un po’ di memoria storica nel settore, permette di comprendere come oltre che favorire il suo amante, la Tosini “sfavoriva” i nemici di quest’ultimo.

Ma andiamo per ordine e cerchiamo di ritornare indietro al 2019 anno in cui un operatore del settore (spesso richiamato nelle conversazioni dei due amanti Lozza-Tosini) si rivolgeva al Tribunale amministrativo per far si che la Regione Lazio ottemperasse a due sentenze precedenti del Tar (una dell’anno 2016 e l’altra del 2018) mai applicate dalla Regione Lazio che comunque ne aveva l’obbligo.

Ebbene l’imprenditore in questione (Fabio Altissimi gestore dell’impianto TBM di Aprilia RIDA AMBIENTE) presenta nel 2019 un ricorso per richiedere che la Regione Lazio ottemperi alle sentenze del 2016 e del 2018 e individui una discarica, questo ricorso viene vinto dall’imprenditore e con sentenza n. 426/2020 il Tar ordina alla Regione Lazio di individuare entro 180 giorni la discarica di servizio per l’impianto della Rida Ambiente

La Sentenza viene pubblicata il 14/01/2020 e il 17/01/2020 in un incontro tra i due amanti viene evidentemente affrontato il tema ed il Lozza chiede: “Perché quelle contestazioni di Rida che li in mezzo cioè non viene trattato ci va a finire di tutto……” e lei gli dice “ hai letto il TAR?”

Queste due frasi evidenziano un lungo duello tra Regione Lazio e l’operatore concorrente del Lozza, infatti in merito alle contestazioni Altissimi aveva più volte denunciato che i rifiuti che venivano trattati negli impianti TM e che poi finivano in discarica, non erano assoggettati al controllo dell’IRDP e quindi in discarica finivano rifiuti potenzialmente non conformi, ed infatti la TOSINI consiglia al Lozza “ probabilmente mi devi fare gli RD”

L’altra contestazione dell’imprenditore nemico del Lozza era relativa al fatto che la Regione non avesse ottemperato alle sentenze del TAR che obbligavano quest’ultima ad individuare una discarica di servizio, in particolare la sentenza del 2020 di cui accenna la Tosini al Lozza, è quella vinta dalla RIDA AMBIENTE con la quale il Tar aveva accertato che la discarica messa a disposizione dalla Regione alla società apriliana (quella di Civitavecchia di Fosso Crepacuore dell’imprenditore Lozza) “oltre ad essere insufficiente”, “non ha  acconsentito a ricevere i rifiuti della società ricorrente”

Quindi un disegno chiaro ed inequivocabile che non era finalizzato solo a favoritismi generici del Lozza, ma ad un disegno molto più ampio che ancora oggi paga lo scotto di quella gestione dissennata

Perché quello che non emerge da una superficiale lettura di questo progetto, è quello che in realtà è chiaro agli operatori del settore, ed infatti nell’anno 2020 la municipalizzata romana, non ha potuto usufruire dell’impianto della RIDA AMBIENTE, proprio perché quest’ultima non aveva una discarica di servizio in ambito regionale, e di contro i prezzi di smaltimento dei rifiuti sono aumentati notevolmente causando per AMA costi di smaltimento enormi che di conseguenza sono costati come TARI ai cittadini romani.

Ovviamente i prezzi di smaltimento aumentati non sono mai più stati calmierati, perché non era interesse di nessuno diminuirne i costi che erano arrivati a cifre stellari, ma questo purtroppo è un altro capitolo che ad oggi è ancora sfuggito agli occhi di chi ha indagato e forse non aveva “occhiali” adatti per vedere tutto quello che c’era oltre…. 

PER LEGGERE LA SENTENZA DEL TAR CLICCA QUI:

https://www.dallaplatea.it/wp-content/uploads/2024/11/Sentenza-Tar-14-01-2020.pdf

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